Alberto DITRACI
Antonio CARBE'
Chiara GATTI
Dino VILLANI
Enzo DE MARTINO
Franco BINELLO
Franco FOSSA
Franco LOI
Gabriella NIERO
Gianni DAZZIO
Gianni PRE
Giorgio PILLA
Giorgio SEVESO
Gioxe DE MICHELI
Giulio GASPAROTTI
Giuseppe POSSA
Giuseppe PROSIO
Liana BORTOLON
Mafalda CORTINA
Maria Clara BOSELLO
Mario BORGESE
Mario DE MICHELI
Natale ZACCURI
Orfango CAMPIGLI
Paolo RIZZI
Pier Luigi VERRUA
Roberta AVALONE
Roberto MAIOGLIO
Tiziana CANITERO
Vera MENEGUZZO
Veronica MOLINARI

Vera MENEGUZZO


01-1985

Quando si immagina Carola Mazot davanti allo spazio, in potenza illimitato della tela, stranamente non la si vede munita di pennelli più o meno setolosi ma più arditamente di sgorbia e scalpelli quasi che fra lei e la sua creazione si stabilisse una corrente violenta onde far scaturire una sofferta aggressività di forme. La linea scabra, quasi da scultura lignea, definisce una vasta gamma di quelle espressioni umane che vengono dal profondo per poi stemperarsi in una assorta compostezza.      I colori,dai toni essenziali, sottolineano una forza trattenuta, una tensione rivolta alla ricerca della giusta collocazione nel prisma dalle molteplici facce della vita. Sono gli occhi persi nel vuoto di un'inesplicabile motivazione del guerrigliero dalla bocca tarpata.

E' l'intimo comprendersi delle figure dei "Dialoghi" in cui ogni voce è superflua per l'identità delle anime o il dilatarsi del suono lacerante del violino o l'attimo zenitale dell'abbandono, della lotta, della solitudine, del dolore.

Prorompe nei quadri ispirati allo sport che nulla ha di dissacrante per l'arte ma richiami e riferimenti alla classicità. Pittori come Polignoto di Tarso, Parrasio, Zeusi di Eraclea. Scultori come Mirone o Policleto creavano splendide immagini di corpi rigogliosi per i loro "eroi" del disco, del giavellotto, della corsa, della lotta.

Da dove parte la pittura di Carola Mazot? Essa ha echi che arrivano da molto lontano. Giunge da archetipi quali il nonno Vettore Zanetti Zilla che la iniziò all'arte che sarà poi essenza e significato di vita o la nonna figlia del famoso pittore Matschegs o l'ambiente domestico vivacizzato dalla presenza di tanti pittori e musicisti.

Viene dagli insegnamenti di Donato Frisia che, come l'artista scrive nel suo diario, le diede "una preparazione soprattutto di tecnica e abilità" e dall'incontro con lo scultore Lorenzo Pepe che la guidò a cogliere l'immagine nel suo insieme inserita fra punti di riferimento di una figurageometrica. Ciò che Carola Mazot vuole comunicare attraverso la sua opera è il mistero della creazione estetica, l' "illuminazione" o l'"epifania" nel senso Jociano in cui noi esseri terrestri legati alla contingenza dell'attimo, restiamo folgorati da una briciola d'infinito.