Carola Mazot
Alberto DITRACI
Antonio CARBE'
Chiara GATTI
Dino VILLANI
Enzo DE MARTINO
Franco BINELLO
Franco FOSSA
Franco LOI
Gabriella NIERO
Gianni DAZZIO
Gianni PRE
Giorgio PILLA
Giorgio SEVESO
Gioxe DE MICHELI
Giulio GASPAROTTI
Giuseppe POSSA
Giuseppe PROSIO
Liana BORTOLON
Mafalda CORTINA
Maria Clara BOSELLO
Mario BORGESE
Mario DE MICHELI
Natale ZACCURI
Orfango CAMPIGLI
Paolo RIZZI
Pier Luigi VERRUA
Roberta AVALONE
Roberto MAIOGLIO
Tiziana CANITERO
Vera MENEGUZZO
Veronica MOLINARI

Giuseppe POSSA

Il fascino del segno che incide
01-2003

Una pittrice dal tratto vigoroso e lirico. Nei suoi quadri figure colte ai miti di oggi e alla vita di tutti i giorni. Gesti e spunti quotidiani, sospesi tra mistero e realtà, immagini zoomate così riassuntive ed emozionanti. Sono le pagine di un diario moderno intriso d'antico.

Quando Carola Mazot nasce a Valdagno, nell'alto vicentino, il mondo sta attraversando una delle crisi economiche più profonde dell'era moderna, aperta dal crollo della borsa di Wall Street a New York, ma la sua famiglia non vive in ristrettezze finanziarie visto che in casa sono ospitati spesso pittori, musicisti ed artisti vari. L'atmosfera culturale è favorita dalla madre che si diletta nel dipingere, e dai nonni materni: il pittore veneziano Vettore Zanetti Zilla e la figlia del noto artista sloveno Matschegs, che fu maestro di Ciardi.

Ben presto i genitori si trasferiscono a Milano e la giovane Carola frequenta gli studi regolari. Nel frattempo inizia a disegnare sotto la guida del nonno: "mi faceva notare di quanti verdi era composta una campagna d'alberi e di cespugli, oppure scoprire il barlume di luce che contorna gli oggetti dando un senso al volume". La passione è grande fino al punto, nel prosieguo degli anni, di dedicare tutto il proprio tempo libero alla pittura. E' appena sedicenne quando entra come allieva nello studio di Donato Frisia: "Mi diede soprattutto una preparazione tecnica e di abilità" sostiene con una punta di stizza: "mi faceva copiare dal vero soggetti che preparava per sé, nature morte, ritratti di signore. Ricordo ancora con odio un cartoccio di castagne arrostite rovesciate sul tavolo di cui non mi importava proprio nulla".

L'esasperazione di questo metodo d'insegnamento la porta ad una crisi profonda, superata dopo l'incontro con lo scultore Lorenzo Pepe che la prepara per l'ammissione all'Accademia di Brera. "Pepe mi insegnò ad operare senza mai perdere di vista l'insieme. Abbozzando dovevo disegnare subito la gran massa geometrica in cui era compresa la figura, anche entrando nei particolari, non distogliendo mai l'occhio dal tutto. Scopersi così l'armonia e il legame dei vari punti tra loro della realtà che copiavo e da cui sgorgava un mistero, un fascino che mi accompagnò sempre".

Carola è troppo attratta dall'arcana forza che coglie dalle persone e dagli oggetti per attardarsi sui particolari. Le sue tele infatti, promanano proprio da una spontanea visione d'insieme: "C'é un mistero, qualcosa di indefinibile che arriva dipingendo. Da dove viene? So che lavorando, dopo la prima impostazione degli spazi e della dinamica del quadro, devo seguire l'impulso e le mie opere finiscono quando vogliono loro" poi aggiunge "del resto tutta la nostra esistenza è un intreccio di combinazioni, con una forza che ci accompagna da dove veniamo a dove arriveremo".

All'inizio degli anni Cinquanta, mentre frequenta l'Accademia di Brera sotto la guida di Giacomo Manzù, la sua famigli si trasferisce a Venezia, città della madre, lì prosegue gli studi all'Accademia di Belle Arti. In seguito sposa lo scultore Guido Di Fidio e torna a Milano dove riprende a frequentare l'Accademia di Brera con Marino Marini, Franco Usellini e Pompeo Borra.

Della sua arte sono entusiasti Antonio Carbè, Dino Villani e Franco Loi che le presenta una mostra all'Istituto Italiano di Cultura a Vienna, di lei dice: "Quel suo modo stupito di guardare alle persone e alle cose, lo si ritrova in un certo idealismo neoclassico dei suoi quadri e non va disgiunto dal suo incantamento per le luci e i colori". 

Le mostre si susseguono, a Verona, a Venezia, a Milano e in altre città italiane e straniere. A metà degli anni Ottanta le Edizioni d'Arte Ghelfi di Verona, nei Quaderni "Artisti Italiani Oggi" pubblica una cartella con introduzione di Liana Bortolon, che definisce i personaggi della Mazot come delineati "a colpi di sgorbia". Ed in effetti le sue figure, studiate sul modello e poi emergenti a memoria, attraverso un tratto vigoroso narrano fatti di vita e di morte, di guerre e di amori, con una espressiva carica creativa dalla linea scabra quasi scultorea.

Nel 1997 dà alle stampe un importante volume di "Calciatori" e "Ritratti" con presentazione di Mario De Micheli. Sue opere sono apparse di alcune riviste e sul libro "Ribelli non si nasce" dello scrittore Francis Sgambelluri.

Alla domanda: "c'è qualche maestro che ha influito più di altri sulla tua formazione?" così risponde "Pensando al mio percorso di lavoro devo mettere Mario De Micheli tra i miei maggiori maestri per l'importanza che ha avuto nella mia vita artistica e umana. Soprattutto quando mi fece superare la fase del soggetto unico delle teste a memoria: "Prendi una tela grandissima e fa una composizione". "Riscoprii la bellezza dell'impostazione degli spazi e le nuove spinte ed attrazioni che ne derivavano". Così annota Antonio Carbè. "La sua gestualità si esalta nel fermare il movimento dei corpi (degli atleti), la sua pittura è legata all'umano perchè è affascinata dalla natura, da un volto,da un corpo come da un fiore, da un cielo come dalle stagioni mutevoli".

Le qualità pittoriche di Carola Mazot, come abbiamo visto, affondano le radici nell'ambiente artistico familiare e nel considerevole apprendistato giovanile. Ella dipinge di getto, veloce, sicura, senza senza ripensamenti. Non si è fermata allo stile del nonno, ma neppure ha ceduto alle tentazioni avanguardistiche. Si è aperta una propria strada secondo le sue personali doti istintive, fatte di sintesi disegnativa, un segno rapido e impetuoso, quasi a scatti improvvisi, che sa cogliere cose e figure con spontaneità, come ha scritto Dino Villani. "Una pittura la sua, di impostazione virile addolcita dal sentimento, che si attiene alla sostanza espressiva, ma che lascia tuttavia largo spazio ai trasporti poetici di un animo sensibile e delicato dalla personalità singolare".

Nota negli ambienti culturali milanesi per le sue doti artistiche, ma anche per la simpatia e l'umanità che sprigiona dalla sua personalità "molto più forte di quel che l'apparenza svagata e stupefatta lascia supporre" affermava Franco Loi, Carola Mazot è seguita ed apprezzata da molti intellettuali e critici.